Da fronti opposti. Diari di guerra (1914-1915) by Edith Wharton & Nellie Bly

Da fronti opposti. Diari di guerra (1914-1915) by Edith Wharton & Nellie Bly

autore:Edith Wharton & Nellie Bly [Wharton, Edith & Bly, Nellie]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Europe, General, Military, World War I, Literary Collections, Letters
ISBN: 9788883344398
Google: 3BGNRAAACAAJ
editore: Viella
pubblicato: 2010-04-14T22:00:00+00:00


23 giugno, La Panne

Il singolare alveare che ci ha ospitato era all'estremità della passeggiata, dove asfalto e ringhiere finiscono di colpo nella sabbia. Quando mi sono affacciata alla finestra stamattina, ho visto soltanto l'interminabile striscia di sabbia marrone contro le onde grigie del mare del Nord e, sulla cresta di una duna, le sagoma di una sentinella solitaria. Ma poco dopo si è sentito un suono di musica marziale e lunghe file di soldati hanno cominciato ad avanzare marciando lungo la passeggiata e giù per la spiaggia. La sabbia si estendeva da est a ovest, una sorta di grande "campo di Marte" su cui un esercito avrebbe potuto fare manovre; e le esercitazioni mattutine della cavalleria e della fanteria sono iniziate. Contro la spiaggia marrone i reggimenti nelle uniformi scure sembravano silhouette nere e la cavalleria al galoppo in fila indiana faceva pensare a un fregio nero di guerrieri disegnato sui fianchi di un vaso etrusco grigio. Questi ampi movimenti di truppe continuarono per ore accompagnati da squilli di tromba e sotto gli occhi di una sentinella solitaria su una duna; poi i soldati si riversarono di nuovo in città e La Panne divenne di nuovo una comune cittadina balneare affollata. La banalità era però soltanto in superficie; non appena si camminava lungo la passeggiata si scopriva che la città era diventata una cittadella e che tutte le ville stile casa di bambola, con i loro sciocchi frontoni e ancor più sciocchi nomi – «Alga marina», «Il gabbiano», «Mon Repos» e così via – erano in realtà una fila continua di caserme che pullulavano di truppe belghe. Sulla strada principale c'erano centinaia di soldati, che bighellonavano in coppia, chiacchieravano in gruppo, correvano e si battevano come scolaretti, o contrattavano nei negozi l'acquisto di cartoline e di souvenir fatti di conchiglie; tra le uniformi verde scuro e rosso cremisi non mancavano frequenti spruzzate di kaki e lo sporadico azzurro chiaro della giubba di un ufficiale francese.

Prima di pranzo andammo a Dunkerque. La strada corre lungo il canale, tra distese piatte d'erba e villaggi fiorenti. Non si notavano segni di guerra tranne sulla strada che era affollata di camion, ambulanze e truppe. Le mura e le porte di Dunkerque si elevavano davanti a noi calme e indisturbate come quando siamo entrati in città l'altro giorno. Una volta superate le porte, ci ritrovammo in un deserto. Il bombardamento era cessato la sera precedente, ma un silenzio mortale pesava sulla città. Tutte le case erano sbarrate e le strade vuote. Proseguimmo in macchina fino a place Jean Bart, dove due giorni prima c'eravamo seduti nella hall dell'albergo a bere il tè. Ora non c'era più un solo vetro integro alle finestre della piazza, la porta dell'albergo era chiusa e di tanto in tanto usciva qualcuno con una cesta piena di calcinacci caduti dai soffitti. L'intera piazza era letteralmente coperta di pezzetti di vetro delle centinaia di finestre rotte e ai piedi della statua di Jean Bart, opera di David, proprio nel punto in cui



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